Aneddoti e riflessioni nel quotidiano mio e del mio alter ego a:

Revolutionäre Gedanken und Design Innovationen
Schöneberger Straße 5
10963 Berlin

Eravamo , ora siamo qui.
I trasferimenti comportano scatoloni e disordine, ma anche nuove idee.

Wake up!
.Dubh.'s photos See .Dubh.'s photos!

Un gradito omaggio dal caro Tato

Un altro omaggio, sempre dal Tato

So stay awake
Why the hell should I stay awake?

I looked your wall
Saw that old passport photograph
I look like I've just jumped the Berlin Wall
Berlin I love you
I'm starting to fade...

The one who follows me

Bad Chic People
Albert Speer
A Chic wishlist
Cuffiette nuove per l'iPod
L' insalatiera trasparente Ikea
Lo spremiagrumi di P. Starck



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mercredi, février 25, 2004

Il file di word è aperto e mi guarda dalla barra di avvio minaccioso. Pagina 127, mi sono arenata e inizio a provare antipatia per alcuni personaggi. Uno lo voglio eliminare perchè mi è diventato insopportabile e insulta moralmente uno dei miei protagonisti (!), un'altra devo cambiarla perchè inizia ad assomigliare troppo a me, il che è terrificante e banale. Ricorrono spesso le parole caffè, panchina, metropolitana (ti pareva), così pare proprio un romanzo urbano da quattro soldi. Ho letto da qualche parte che la gente legge con più piacere se ha nel campo visivo anche delle immagini. Lo farò illustrato, ma i personaggi non compariranno mai, su questo non piove. Magari delle foto in bianco e nero o con colori spettacolari. Non voglio vie di mezzo. (e qui ammicco a chi sa a cosa mi riferisco)
Periodo psicologicamente faticoso: sempre sull'orlo del baratro, sul dire qualcosa in più, sul premere di più il pedale, sul punto di. Ma niente, ovviamente. Tutti mi dicono di aspettare. Di avere paSienSa. Io ho tutta la paSienSa del mondo, ma se sono già sicura che non ne valga la pena...? Vale la pena? (ecco, la mia ripetitività è segno della mia monotonia mentale in questi giorni).
Per il resto, metto il silenziatore a tutte le vocine e me ne vado fischiettando.

lundi, février 23, 2004

“Garmond? Mai sentito”
“Immagino”.
China, Travis e Roy stanno tornando.
Vincerò il Pulitzer
Finalmente dopo alcune settimane di stasi il mio (inutile) "libro" riprende vita. E' tornata l'ispirazione dei mesi scorsi, ma credo che il discorso di oggi sull'immortalità di ciò che si scrive (relativissima) mentre si commentava e discuteva la Szymborska (mi tocca fare anche questo quando in casa c'è gente che studia polacco) sia stato l'incentivo per riprendere in mano la situazione. I miei cari amici di moleskine sono tornati alla memoria con una certa insistenza e quasi mi commuovevo pensando ad una loro possibile immortalità. Lasciando da parte l'inesistenza della mia normalità, credo sia giunto il momento di prendere per il bavero quest' opera che non finirà mai e darle una parvenza di contenuto. In questi ultimi tempi sono piuttosto distratta (sentimenti in corso), ma questa non è una buona scusa per far finta di niente e nascondersi nel taschino del moleskine. O no?

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Un'enorme distesa bianca, un calendario fermo su gennaio. Come disegnare un profilo (des éléments, des silhouettes) qualsiasi sul muro con pittura verde.
Pioggia, carbone e ruggine qua e là, ma non mi danno fastidio, vale la pena star qui, in fondo.

dimanche, février 22, 2004

...ma io sto vicino a te
in silenzio accanto a te
stai vicino a me
questa notte e domani se puoi

questa notte e altre notti
verranno anche se
non sentiremo ancora cantar
ascolteremo la pioggia
bagnarci i colori
e mischiare i miei pensieri nei tuoi
ormai è l'alba e ho paura
di stare a restare
da sola a scordarmi di noi

e allora sto
vicino a te
anche se non vedi che
io son qui vicino a te
questa notte e domani
sarò...

(Modì, Capossela)

Si parlava stasera di sorrisi e di come possano fare bene o male. Tutto è relativo. Inizialmente ho pensato che un sorriso non potesse mai far male, ma in effetti non è così. E' stato un sorriso (o meglio, una serie di sorrisi) a farmi cadere il macigno sul cucuzzo. Dei sorrisi mi hanno fatto girare la terra sotto i piedi, dei sorrisi mi hanno resa ancora più insonne e hanno logorato la mia resistenza quotidiana, dei sorrisi mi hanno fatto tremare lo stomaco per lunghe attese (a volte premiate, a volte no).

Ma soprattutto dei sorrisi mi hanno resa terribilmente ripetitiva.

vendredi, février 20, 2004

Spostiamo un attimo le paturnie lì nell'angolo (lì? ) e passiamo alle cose SERIE.
Parliamo di Settimo Cielo!
(sì, sono impazzita)
Per chi avesse la fortuna di non conoscere questo capolavoro: telefilm delle 15. La situazione è questa: famiglia composta da padre (pastore protestante), madre (casalinga) e..un momento...un figlio grande, un figlio medio, una figlia grande, una figlia media, una figlia piccola e due gemelli neonati. (!!!)
Analizziamo ora i personaggi.
Il padre - marito - pastore protestante - psicologo d'occasione: doppiato da uno di quelli che parlano nei documentari con enfasi dello spulciamento dei mandrilli, quest'uomo con occhi da cane bastonato mi lascia perplessa più di tutti. Vaga per la casa, analizzando giorno per giorno i membri della sua famiglia, predicando buoni princìpi (mi rifiuto di dire "moralismo americano" perchè 1° non voglio passare per antiamericana, 2° questo va molto OLTRE!) ma logorando pian piano tutti i parenti. Risultati visibili di questa rovina vagante umana chiarissimi sui figli.
La madre - moglie - casalinga: con un passato burrascoso, in ogni puntata ha un etto di borse in più sotto gli occhi. Perennemente allarmata, ansiosa e schizzata è l'insulsaggine fatta persona. Senza il marito si ritrova nel panico totale, non si sa gestire, piange ogni cinque minuti ma poi è sempre mammà, anche se i figli la usano come surrogato per la colazione.
I figli: qua la situazione si complica. Possiamo chiaramente dedurre che tutte le paturnie dei figli sono la conclusione più esaltante che si possa immaginare dell'educazione dei genitori. Il figlio maggiore è caduto in crisi amorosa della serie "pigiama 24h/24h - nutrimento di schifezze" e si è dimenticato del fratello minore (odioso biondino con le crisi dell'ometto), per poi concludere la puntata con sviolinamenti vari e riappacificazione dei due. La figlia più grande ha dei precedenti penali ma ha anche l'aria della "ragazza della porta accanto". Gioca a basket e quindi sembra quasi trasgressiva (ohibò!). Ma alla fine si rivela sempre saggia, fortunata e cocca di papà. (in fondo è anche la mia preferita in questa perla di serie). La sorella di mezzo vuole fare il meccanico o sbavare dietro ai ragazzi (non si è capito perchè non possa fare entrambe le cose), ha un'attacco d'isteria in ogni puntata (con sbattimento delle braccia enfatico sui fianchi) e non sopporta tutto il resto della famiglia (l'ho capito, io! Altro che famiglia unita!) D'altra parte la famiglia non la nota neanche, presa com'è tra gemelli neonati, nonni con l'Alzheimer (una cosa così seria oggi sono riusciti a farla diventare comicissima) e la figlia più piccola (rapita dalla famiglia di Noè, altro piccolo capolavoro televisivo) che cerca di dare fuoco al nonno. (no, voleva accendere il barbecue, ma ovviamente stava per andare a fuoco la casa e il nonno contemplava una bicicletta perso in ricordi d'infanzia mentre le bretelle quasi s'incenerivano)
Cosa posso aggiungere? Oggi a momenti mi strozzavo con il caffè dal ridere. Mai visto uno stereotipo familiare più divertente, ingegnoso, tragico e senza speranza di questo.

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Mentre tornavo a casa osservavo alcuni gabbiani che svolazzavano un po' mesti e ho sentito l'odore del fritto di mare. Genova prima del pomeriggio, prima della pennichella, dopo il pranzo. Quel silenzio e quel rimbombo del porto. Gli operai in pausa, un timido sole freddo che fa finta di essere al mare. Mi fa venire nostalgia di Nizza, ma non so se capirò mai questa città. Voglia di scriverlo a qualcuno, ma evitato per non essere troppo "chiante" e "pathethique". (se posso ancora rimediare)
Come dico sempre degli altri, dovrei "darmi all'ippica".

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Sfioro i livelli più sublimi del patetico, talvolta. Passano dei visi, certo, emozioni poco gradite, scritte che si ripetono all'infinito e non riescono a trovare una fine. Illusioni che poi non sono illusioni, ma sogni ad occhi aperti che poi non sono neppure questo. Violini che stridono (no, non stridono, coccolano l'aria) e continue contraddizioni.
Basta un giorno e ti cambia la vita? No, però ti cambia almeno alcuni giorni a venire, non c'è dubbio. Il groppo che sale e poi torna giù, ricordo sbiadito eppure così costante. In più sembro depressa e non lo sono. No, non è vero. Sono depressa ma faccio finta di non esserlo, e odio che mi si trovi depressa. Più patetico di così. . .
Non basta calpestare la coda del gatto perchè si è distratti, non basta sentirsi stupidi più del solito, non basta neppure non riuscire più a scrivere una riga che ne valga mezza. Più che altro un periodo di esercizi di stile, ossessionata, come uno scrittore maledetto, ma con qualcosa di schifosamente dolciastro da qualche parte, dentro di me. (dev'essere il vasetto di miele sottovuoto)
La voglia di voler bene (sì, ma a chi? a chi non ne vuole da me, sarebbe troppo facile), la voglia di aprire la finestra e dire "hola! vi prego, ditemi dove devo andare, che ho perso la cartina!". La voglia di prendere e andare via, via, via (scivola...scivola, vai via).
Parole vacue, in fondo. Sembro patetica e lo sono. Sembro ripetitiva e, oh sacripante, se lo sono.
...mais putain qu'est ce qu'elle est chiante!

jeudi, février 19, 2004

Dunque.
Voler spiegare una cosa, ma senza saper bene cosa spiegare. Illuminare, sussurrare, ignorare, salutare. Sorridere, ridere, tacere. In modo artificiale. Strozzare le parole sempre fino a quel punto. Stop. Girare, girare, girare (girarsi nel letto,anche) e poi tornare all'inizio. Replay. Olè. Ahimè. Mille occasioni sprecate eppure lanciate, ma non importa(te). Non serve neanche una scala, non ci arrivo. E magari non ci voglio arrivare. Potrei cadere, no?
O
h

i
s
s
a.
Macchè.

mardi, février 17, 2004

Cercare di dire o scrivere qualcosa ma sentirsi legati (vedi immaginina sotto) in questo periodo è duopo. Come far parte di un nucleo al centro di un intero universo e non rendersene conto, o conoscere un nucleo nella situazione medesima e non potergli dire la sua collocazione. Presa dal panico a tratti e in altri meditiva su una nuvola, col muso appiccicato al finestrino freddo del bus cerco di ripristinare i ricordi nel backup del cervello, cerco di ritrovare in un angusto luogo tinto con pennellate rosa e fotografie in bianco e nero la felicità delle settimane scorse per un tramezzino preparato da magiche mani, ma niente, sono inceppata. In fondo mi sento come una dodicenne, e non capisco se sia bello (visto che a 12 anni me ne sentivo 30) oppure se sia sintomo di regressione, di ricerca, di tentativi di ritrovare un'adolescenza troppo seria e di trasformarla in qualcosa di più carino, almeno per l'ultimo anno nei teens che mi rimane. Nel frattempo fulmini a ciel sereno, se non macigni sul cucuzzo. E gli amici, mannaggia loro, che son contenti per questo, mentre io mi distraggo mentre cammino, inciampo, mi cadono le cose di mano e vengo colta da momenti di smarrimento e sdolcinatezza. Un vasetto di miele sarebbe più amaro, ma io rimango chiusa come un barattolo sottovuoto. Paura sottovuoto e istinto di sopravvivenza sull'orlo della scadenza
Buonanotte, gente di blog, insonni, dark, mangafans, singles di 30 anni, donne in carriera etc etc. Ma soprattutto, buonanotte a chi non sa di essere diventato quasi all'improvviso il centro del mondo per qualcuno.

dimanche, février 15, 2004

Per la seconda volta in un mese, miracolosamente, ho dato prova di non campare solo a suon di "pacchi" per i meeting live: dopo l'incontro genovese con Supernova stasera in quel di Milano incontrai finalmente il Papalla, detto anche Bobo, e il Re Mattia, salutato con inchini giapponesi. Dopo una piccola osmosi dinanzi al Duomo per l'aver incontrato dopo secoli il Bobo per eccellenza, serata tra ridacchi e come al solito Gin Fizz. Gente con cartelli appesi alla schiena con scritte sulla "Mo-ratti Mo-gatti" (come il Papalla narra nel suo post, che vi invito a leggere per avere un resoconto totale della serata), discussioni sulle vie di mezzo e pepe tirato su con la cannuccia con il Bloody Mary. Constato che a Genova lo stesso pepe che c'era in quel Bloody Mary lo userebbero in una settimana e notiamo mensole natalizie con scatole di tonno e girasoli. Particolare la coppola del Bobo (memorabile come la visita guidata alla Cattolica), particolari locali di Milàn e particolare stato generale di torpore e felicità per una buona serata passata all'insegna di qualcosa che non sono riuscita bene a definire ma che ho apprezzato molto, condito da miriadi di stelle in cielo (o forse le vedevo io)
Andate e non tirate pacchi, che perdete delle belle cose!

lundi, février 09, 2004

Tema avariato sulla Mascella
(ovvero: problema esistenziale di 3° grado sui rapporti tramezzino-conflittuali con Mascella-barista, inesistenti)
Mascella - barista + bella = tramezzini.
Color tramezzino [color opalino secondo il tema avariato di Dubh (myself, oh yeah)] riconoscere in ogni panino Mascella - barista =
Autoscatti -> faccia da pirla + Mascella (- barista) = trasferimento di chiamata, aka : impossibilità (=tragedia)
Risultato:
Io sono una tramezzina. Abbattuta.

Oggi giornata di autoscatti, ne ho fatto una 70ina tonda, togliendo gli scarti. Per un attimo ho pensato di postarne uno qui sul blog, ma poi ho pensato che se tengo alla mia reputazione non è il caso di spargere per l'etere foto nelle quali assomiglio, a seconda del momento osmotico, a Gad Lerner, alla rana Kermit o a Emma Bonino (la posa tipica).
E a proposito di Emma Bonino, pensavo per le prossime elezioni di presentarmi così, dando in omaggio a tutti gli Italiani un cd-rom con i miei autoscatti, con questo slogan:
"Decidi tu, non lasciar scegliere al posto tuo il Vaticano o il Governo. Scegli la vita, scegli il buonsenso. Scegli ME"

dimanche, février 08, 2004

Serata nella vita del sabato sera genovese...le strade del centro storico bagnate di pioggia e un odore strano, candele accese e acid jazz nell'aria...gruppi di amici che passano e mettono allegria e ottima cena al "le tre finestre"..anche lì candele e buona musica, il tutto condito da tavoli e sgabelli di legno e alle pareti quadri e oggetti marinari (il quadro di un marinaio che fa l'occhiolino, delle lanternine...)Passiamo da piazza sarzano e mi riprometto di tornarci al più presto, visto che è una delle zone del centro storico che non tocco mai.

samedi, février 07, 2004

Domando ad un bicchiere di latte di soja:
"ma dietro quel bancone non s'annoia?"
Quell'osmosi molto allegra sotto pelle...
io sì che ti farei toccar le stelle.
°____________°

vendredi, février 06, 2004

calza in testa la balestra che andò per cuccar in palestra
ma si desta, la calza in testa?
no, riposa e fa siesta.