Aneddoti e riflessioni nel quotidiano mio e del mio alter ego a:

Revolutionäre Gedanken und Design Innovationen
Schöneberger Straße 5
10963 Berlin

Eravamo , ora siamo qui.
I trasferimenti comportano scatoloni e disordine, ma anche nuove idee.

Wake up!
.Dubh.'s photos See .Dubh.'s photos!

Un gradito omaggio dal caro Tato

Un altro omaggio, sempre dal Tato

So stay awake
Why the hell should I stay awake?

I looked your wall
Saw that old passport photograph
I look like I've just jumped the Berlin Wall
Berlin I love you
I'm starting to fade...

The one who follows me

Bad Chic People
Albert Speer
A Chic wishlist
Cuffiette nuove per l'iPod
L' insalatiera trasparente Ikea
Lo spremiagrumi di P. Starck



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Questo blog è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons. Non credo serva a molto e dubito che a qualcuno interessi scopiazzare i miei posts, ma non si sa mai, c'è gente strana in giro.

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jeudi, juin 30, 2005


Parte I
"Ma quello è un acquario?"

Mutter guarda verso la parte nell'angolo che le indico e spalanca gli occhi. Non l'aveva visto. Un acquario con l'acqua non marrone, ma nera tanto è sporca. Annuisce e mi dice "Sì, e ci sono anche due pesci dentro".
Orrore.

Stringo i braccioli della sedia. La sala d'aspetto è ben curata, con l'aria condizionata e quattro graziose sedie con cuscini, confortevoli. Il parquet ben tenuto. Alle pareti alcuni quadri; quello davanti a me raffigura due strane sedie un po' futuriste che sembrano quelle elettriche usate un
tempo per le esecuzioni. E poi, in quell'acquario, i poveri pesci che nuotano in una sorta di melma.

Ad una delle pareti, ironico, un quadretto sull'igiene orale.


Se l'igiene dei suoi pesci è questa, i suoi attrezzi da dentista come saranno?

Mi alzo dalla sedia. Mutter fa lo stesso. La segretaria non c'è, non possiamo dirle che l'appuntamento è improvvisamente saltato. Chissà come mai. Apro la porta dello studio di corsa.

Fuga dal dentista.


Parte II
Sedute su una panchina bianca di plastica, mangiamo con le chiome al vento una granita, a quanto pare genuina, fatta tradizionalmente con VERO succo di limone. Passano in quattro davanti a noi, due entrano in un negozio. Rimangono lei e lui. Lei scoppia a piangere.

(Oh, poverina)
Lui fa finta di niente.
(Asciuga le lacrime, cara, nessuno di loro potrà mai capire, lascia perdere).

Passa in modo brusco una mano sugli occhi, ma quando tornano gli altri due si capisce ancora chiaramente che lei ha pianto.Tutti fanno finta di non vedere, riprendono a camminare.E' con tre individui, ma in realtà è sola.


Parte III
L'aria è umidissima, ma si sta alzando il vento. Dalle colonne di via Cantore io inizio come al solito a sentirmi cattiva con chiunque sia sul marciapiede. Altri lui-lei seduti sul gradino di BlockBuster. Entrambi portano i famosi braccialetti plasticosi, uno nero e uno rosa.

Lui è un buzzurro. Lei è una buzzurra.

Salgono sul bus con noi. Lui, oltre che essere buzzurro, ha le mutande bianche completamente esposte, e visibilmente sporche. Sono quelle cose che ti fanno arrivare a casa con la premura di disinfettarti le mani perchè eri nello stesso metro quadrato.

Non erano neanche mutande CK.

Intanto, in Spagna la grande famiglia gaia ora può sposarsi e adottare piccini. Viva Zapatero!
La luce della sala conferenze mette in chiaro il volto di Alex. E’ perfetto.
Bette si sente svenire.

(Oh, idiota, non ora)

Prevede già le notti insonni che verranno, e lei aspetta solo quelle, basta che questa giornata finisca.
Si sente la febbre.

Alex si siede barcollando su una sedia di plastica marrone, evita lo sguardo di Bette. Ha l’aria colpevole.

(Assassina! Non hai ucciso un corpo, bensì un’anima! Assassina!)

Le amiche di Bette, i chiodi, i numeri, chiacchierano allegre. Non possono nemmeno immaginare cosa stia accadendo.

Alex accoltella svariate volte l’anima Bette.
Alex, in effetti, accoltella Bette.
Ancora una volta.
Ancora una volta.

Suda, ma non si vede. Arrossisce. Detesta arrossire in pubblico. Vuole uscire di lì.

Bette si avvicina a lei, tremando. Ha in mano un ombrello.
“Ci sono dei bei locali brasiliani da queste parti. Andiamo via?”
“Sì”

Bette salva Alex.
Alex salva Bette.

Sedute ad un bancone rosso ordinano da bere. Bette non sa cosa dire, ma Alex sembra non voler riempire il vuoto con idiozie, come faceva un tempo. Si muove sulla sedia, raddrizza la schiena.

(La tua mano sul mio kundalini. Sentii bruciare quel punto per tre giorni).

Alex sta per dire qualcosa d’importante, dopo due anni. Prende fiato.

Bette si sveglia. Occhi asciutti. Deve lavare i piatti prima di mezzogiorno.
Sarà una giornata difficile.

mercredi, juin 29, 2005

La trova così magra, in quel maglione blu da pescatore. Tutto il suo fisico è diventato più asciutto, anche se ha mantenuto un’aria morbida, che prima terrorizzava Bette.

Non si vedono da due anni e ora Alex è lì, davanti a lei,in quelle nuove vesti. Sembra cresciuta, ma ha mantenuto quell’aria stralunata che a volte spiazzava Bette. Si incontrano per caso in una piccola via del centro, mentre Bette è seduta ad un tavolo di bar con un piccolo gruppo di nuove amiche. I palazzi che incombono sulle loro teste sono costruiti con mattoni a vista grigi, il tavolo del bar è di un verdino spento.

(Rimembranze di un bistrôt)

Bette la vede passare: sottile, alta, blu e bionda, come è sempre stata.
Beve un sorso dalla tazza, poi si alza, confusa.
Alex viene presentata al gruppetto di amiche di Bette.

(Bette chi? Porter, forse? Oh, andiamo, vorrebbe)

Alex è bellissima, ma ha un sorriso cinico che rovina qualche tratto del viso.
Maglione, cartellina, pantaloni. Blu. Tutto è blu. Lei è blu.

(Derek, come si sta lassù?)

Bette annaspa. Bette ha paura. Bette guarda negli occhi questo angelo blu.
(Albin, tutto finisce, dimentica il fascino, la delicatezza. Tu hai l’esperienza di una vita bruciata in un camino di Nizza, non chiedere altro. Non ora)

Alex continua a sorridere imbarazzata. Guarda Bette e sa che ha distrutto una vita. Stringe delle mani sudate.

(“Ma guardala, è cambiata. E’ sopravvissuta o finge? Sorride troppo: non ha mai sorriso così tanto”)

L’aria di mare dà la nausea a Bette. Sa che a pochi chilometri c’è il mare. La fuga.
“E’ diventata perfetta”, pensa.

Si guarda intorno: le nuove amiche pensano solo ai pettegolezzi e al sesso. Non sono amiche, sono chiodi. Stupidi, arrugginiti chiodi. Numeri.

Dov’eri tu mentre io affondavo?

Bette vorrebbe scappare
Bette sente le lacrime bruciare gli occhi
Bette resiste.

Alex vorrebbe scappare
Alex sente le lacrime bruciare gli occhi.
Alex resiste.

Il mondo non è abbastanza vasto per contenere entrambe unite, vicine.

(Tick, avevi caldo quell’anno?)
Tutte fingono di essere felici per quell’incontro. C’è una conferenza artistica. Andiamo
.

lundi, juin 27, 2005

Tornavo alcune sere con le mascelle che mi facevano male per quanto avevamo riso tutta la giornata. E’ forse quella la felicità, quando sei in attesa di qualche evento magnifico col sorriso sulle labbra e una persona alla quale vuoi bene accanto? L’evento magnifico non arriva, e tu ti rendi allora conto che quell’attesa era la felicità, come dice il buon Cunningham.
Mah.