Aneddoti e riflessioni nel quotidiano mio e del mio alter ego a:
Revolutionäre Gedanken und Design Innovationen
Schöneberger StraÃe 5
10963 Berlin
Eravamo là, ora siamo qui.
I trasferimenti comportano scatoloni e disordine, ma anche nuove idee.
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Un gradito omaggio dal caro Tato
Un altro omaggio, sempre dal Tato
So stay awake
Why the hell should I stay awake?
I looked your wall
Saw that old passport photograph
I look like I've just jumped the Berlin Wall
Berlin I love you
I'm starting to fade...
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Content © Dubh
vendredi, juillet 29, 2005
vendredi, juillet 15, 2005
Su un autobus qualsiasi. "Un'altra giornata tremenda". Guarda del vetro il traffico che si muove come un formichiere in piena attività. Si sente gli occhi gonfi, quasi neri. Occhiaie, borse, il bianco che diventa rosso. La sua faccia è pallida, malsana. Non sa dove andrà a dormire, ma non è così importante, qualcuno che la ospiterà c'è sicuramente. Con la schiena appoggiata ad un palazzo qualsiasi. "Non è il caso di rivedersi". Legge ancora il messaggio sul cellulare, sperando che da un momento all'altro cambi il numero del mittente. Rimane sempre lo stesso. Accidenti. Dentro la sua testa continua a ripetere martellante la frase. La sente come se glielo stesse dicendo di persona. "Non è il caso di rivedersi" "Non è il caso di rivedersi" "Non è il caso di rivedersi" Anche grammaticalmente non le piace come frase, suona male. Dire una cosa così importante meriterebbe una certa attenzione. Ma è tipico da parte sua non pensarci troppo. Su un altro autobus qualsiasi. "Quella è la donna della mia vita". La vede attraverso il vetro di un bus fermo al semaforo, verso sera. Non la conosce, non l'ha mai vista prima, ma per un minuto diventa la donna della sua vita. Una luce intensa negli occhi, un viso grazioso (anche se non particolarmente bello), i dreadlocks biondi e lunghi. E' meravigliosa. E continua a camminare sul marciapiede, diretta verso dove, quando l'autobus riparte. E in questo periodo quasi tutti hanno la pelle dorata come un pollo allo spiedo che gira in una rosticceria. "L'importante è non illudersi più che esista realmente l'amicizia". Non l'ha fatto. Per anni ha diffidato dell'amicizia, non ha creato illusioni in sé o negli altri e tutto è andato bene. Ha abbassato la guardia solo una volta ed è stato sufficiente per inciampare in un pozzo abbandonato per il resto della sua vita. |
dimanche, juillet 10, 2005
jeudi, juillet 07, 2005
Ci sono troppe persone, l'aria è calda, il condizionatore non funziona. Non vede chi è vicino a lui in quel momento. Occhi socchiusi ovunque. Puzza di alcool.Un giornale per terra, forse due.Menti sporgenti.Ci sono dei sedili, ma non si capisce di quale colore siano.Sporcizia. Un piccolo cosmo. Lava, pioggia. Ed infine corre fuori da quel cosmo, si lava le mani sotto la pioggia.Lava. Pioggia.Non smettere mai di cadere. Inginocchiati, stringi gli occhi, ferisci le tue mani per capire. Le tue scarpe sono bagnate. ("Cosa pensavi che fosse?") E' bello il tuo maglione. Hai un nuovo profumo addosso?Fa tanto male quella mano? Ora l'atmosfera è di nuovo calda, ma molto diversa. Da piccolo temevi che quel pavimento ti avrebbe riempito i piedi di schegge. Da quei tempi non sei cambiato poi tanto, vero?Hai sempre terrore del dolore, poggi una mano sulla fronte come una diva e ti ritiri nelle tue stanze, in jeans e pantofole. Almeno ora le mani mentre stringono il bicchiere sono riscaldate.Mani bianchissime, nocche sporgenti.Adoravano i tuoi polsi, vero? Ricordi sempre quel nome? |
dimanche, juillet 03, 2005
Tavolate di festa estiva nel cortile. Lui è seduto a capotavola, ha le guance rosse, una bocca particolare. In dieci ascoltano senza fiatare ciò che ha da dire (Siamo alla fine. Abbiamo la sabbia tra le dita dei piedi) E’ vestito di bianco. Capelli color sabbia mossi dal vento. Sembra uscito da qualche luogo blu, marino. Gli occhi hanno il riflesso scuro dell’oceano, ma non sembrano nascondere un’anima, sono vuoti. Ha uno scopo ben preciso, non ha nulla a che fare con chi lo circonda. Si alza e percorre una discesa grigia alla luce dei falò. Intorno a lui altri numeri. Non vuole diventare una loro vittima. Apre la bocca. Dice qualcosa, ma nessuno capisce. Storce un labbro (rosso…è proprio rosso), sputa a terra e si allontana disgustato. Le musichette che passano alla radio distraggono chi rimane. (Ain’t hard, ain’t hard, to want somebody who doesn’t want you) Il cielo è riempito da nuvole blu. E’ tutto di nuovo blu. Qualcuno ha macchiato di vino la tovaglia bianca, mentre la sua figura, bianca e dorata, si dirige verso il mare. (Abbiamo provato questo nuovo cibo, ma è troppo salato) I giorni scivolosi sono finiti in una cantina mediterranea, insieme a ricordi autunnali, camere d’albergo piene di bottiglie e cuscini troppo duri. La tappezzeria delle camere era orribile. (Ti ha massaggiato il collo l’unica sera nella quale siete rimasti insieme, ricordi?) L’hai sbattuto fuori dalla camera perché dovevi parlare al telefono. Anni gettati alle ortiche per parlare con un fantasma fasullo. Eppure lui è tornato in camera con un fiore bianco per te, raccolto dall’aiuola dell’albergo. Ora i capelli color sabbia non li vedrai più, l’oceano sarcastico è svanito lunga una strada di periferia con una bottiglia di rhum. Ti volterai per cercarlo o riderai? Erano troppo rosse le sue labbra? Detestavi la sua giacca bianca? Tremava, quando piangeva. Anche questo hai dimenticato? |