Aneddoti e riflessioni nel quotidiano mio e del mio alter ego a:

Revolutionäre Gedanken und Design Innovationen
Schöneberger Straße 5
10963 Berlin

Eravamo , ora siamo qui.
I trasferimenti comportano scatoloni e disordine, ma anche nuove idee.

Wake up!
.Dubh.'s photos See .Dubh.'s photos!

Un gradito omaggio dal caro Tato

Un altro omaggio, sempre dal Tato

So stay awake
Why the hell should I stay awake?

I looked your wall
Saw that old passport photograph
I look like I've just jumped the Berlin Wall
Berlin I love you
I'm starting to fade...

The one who follows me

Bad Chic People
Albert Speer
A Chic wishlist
Cuffiette nuove per l'iPod
L' insalatiera trasparente Ikea
Lo spremiagrumi di P. Starck



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mercredi, mars 29, 2006

Our new fridge!

Stamattina è arrivato. Lucido, metallizzato fuori, azzurrino dentro.
Dopo vent'anni il vecchio frigo, ormai senza luce interna e con delle orrende griglie marroni, è andato in pensione accompagnato da due baldanzosi giovanotti. Sono cresciuta con quel frigo, ma è tempo di dare spazio ai giovani.
Notare le linee pulite, il design chic, la fatidica trasparenza.
Notare anche il mio entusiasmo per un frigo.
(Non notare, invece, il prezzo spaventoso. Ma dopo vent'anni forse ce lo meritiamo)
Su internet ho scoperto che tantissima gente fotografa il frigo nuovo e ne parla, quindi mi aggiungo alla lista sentendomi meno strana:














Il finissimo pannello esterno, poco utile ma molto fashion


















L'interno attende una copiosa spesa...

And then, una foto d'insieme fatta da chi sa fotografare un frigo senza tutti i riflessi del caso:














E ora altre persone entusiaste per il frigo nuovo, tanto che probabilmente esiste un movimento sotterraneo di fans del refrigeratore:
-Matthew abbraccia il nuovo frigo con espressione beata
-Hope si pone delle domande davanti al nuovo frigo
-Lei, che assomiglia a Chuck Norris, posta il suo frigo ma anche quelli di altri
-Vik ha messo a posto il frigo nuovo con il signor Giuseppe

lundi, mars 27, 2006

Piteous Thing

Il biondino fuori dalla posta dietro Rue de Rivoli vende le copie verdi de L'Itinérant. Sorride, appoggiato al muro sporco. Saluta silenzioso porgendo una copia che sicuramente oggi riesce a dare via. Ha l'aria stanca, un po' grigia, ma è gentile. Ha fame, tantissima fame. Dieci franchi non bastano per renderlo felice. Ho scordato il suo nome.
Dove sei, biondino dell'Itinérant?

Dall'entrata vicina alla Fnac di Place de la Bastille un altro biondino.
"La vita a Parigi è troppo cara"
"Eh, lo so"
"Ma tu sei qui, dai. Sei anche più grande di quel che dici"
"No no"
Un altro sorriso, appannato dalla memoria labile di giorni estivi ormai lontani.
"Oggi pomeriggio alle quattro io ti aspetto qui. Verrai?"
"Certo, certo. Ciao" (Non ci contare).
Se si sbaglia solo un pomeriggio si deve pagare alla cassa?

A chic & gay party feat. Le Chien Drasko, Monsieur Gaëtan et Le Garçon Robert
Le luci delle toilettes blu anti-tossico e viola (anti?).
All'esterno del locale un SDF dorme dietro un cancello, con addosso i peggiori pantaloni che possiate immaginare. Il suo cane però sembra non preoccuparsene, gli vuole bene lo stesso.
Per strada delle Drag Queens maestose hanno bevuto un petit peu. Ridono con signori di mezz'età e fanno lo slalom tra i buttadentro-buttafuori.
Cosa hanno bevuto?

Una pioggerellina di marzo copre benevola un prato rovinato.
La pioggia tamburella le foglie scure. E' il suo dovere.
Gli amici ti insegnano a diffidare della mattina domenicale, ma a volte sbagli ancora.
Rimani in casa.
Rimani in casa.
Rimani in casa, ti ho detto.
Ti abbiamo preparato il caffè. C'è un divano con una morbida coperta. Qui fa caldo.
Non senti?
Allora assapora l'esperienza di cortecce d'alberi, fanghiglia e fucili.
Quando ti aliteranno in faccia parole di tristezza o leccherai lacrime altrui non potrai dire che non ti avevano dato un segnale.
Dov'è la mia città?

mardi, mars 14, 2006

E' umano, d'altra parte

yes it's human
it's just human
you noticed?

C'era un episodio dell'Ispettore Barnaby nel quale una signora, in una battuta di caccia, rimaneva seriamente ferita. Non le era stato consigliato di andare quel giorno, ma lei aveva insistito, e l'atmosfera era piuttosto tesa, a dispetto della campagna inglese che circondava tutti i presenti.
Ritroviamo la stessa atmosfera ora.
(parte la sigla de L'Ispettore Barnaby, che si può udire on air)
Le nostre pedine del gioco sono a caccia già da un'ora, quando la Torre butta giù l'Alfiere, o meglio, lo sbatte contro un albero, e lo minaccia per una quisquilia col fucile, dicendogli qualcosa. Non sembrano quasi partecipare alla scena: se una vecchia impicciona li stesse osservando attraverso una finestra coperta da tende in pizzo aprirebbe la bocca in un "oh" silenzioso e riaccosterebbe velocemente la tenda, con mano tremante.

Ora prendiamo una miniera senza minatori. Si vocifera sia una miniera di diamanti, ma per un caso assurdo (ricordiamo che è un'ipotesi) ha così una cattiva fama che nessuno osa entrarvi. E' stata nascosta da nuove costruzioni e da una discarica nella quale si riuniscono bande di topi e di delinquenti.
Se questa miniera fosse umanizzata come gli edifici parlanti dei Peanuts cosa direbbe?

Ci sono giornate storiche che spiegano qualcosa di inafferrabile. Certi atteggiamenti disumani rivelano la "paura della paura" in chi cerca di collocare dinanzi a sè un vetro blindato, oppure in chi appoggia con aria distante la fronte sul vetro di una finestra. E allora non servono tagli, lividi o luci rotte. Non servono viaggi interminabili sotto la pioggia, con il dialogo dei tergicristalli e le soste soffocanti in autogrill man mano sempre più sporchi. Poco importano gli occhi arrossati di chi è pronto al massacro, i ciuffi scompigliati del mattino o le trappole tese.
Basta la visione di due scarpe sporche di fango dopo una passeggiata su un prato, o spostare una sciarpa posata su una sedia. Toccare una fronte bollente e sentirsi all'improvviso così soli, ma allo stesso tempo così necessari. Rendersi conto che più si tenta di allontanarsi più si cade vicini al nucleo.

Disegna con un dito le sue sopracciglia e chiediti se ne vale la pena.

samedi, mars 11, 2006

Three days in Altdorf

Per la serie: Lettere a DeDe.

Siamo ad Altdorf, località fredda che fu teatro della prova di Wilhelm Tell (il quale si è meritato addirittura una statua in posizione centrale). Cittadina verde, esageratamente svizzera e assolutamente piovosa, non ci ha regalato una grande accoglienza, ma verso sera ha rimediato assumendo un'aria nordica che non mi ha lasciata indifferente.

La signora B. mi è venuta incontro sorridente scendendo dalla macchina: sono già diventata sua parente, a quanto pare, e nel suo italiano tanto "karino" come prima cosa, senza quasi salutare, mi ha chiesto se ero "abastaaanza koperta". Palate di tendresse per questa signora, con un occhio agli sputacchi scivolosi di neve ai lati dei marciapiedi, pericolosissimi.

La casa della zia della sorella del cugino del padre dello zio etc etc (insomma, non ho capito di chi sia) ci ospita su due piani: io volevo un po' di natura, un po' di classico, un po' di camino, e son stata accontentata. Nella patria del cibo non vegano -provate voi ad essere vegani in casa di certa gente- zappetto alle 0.55 con alle spalle tale J. che dorme distrutto dal viaggio e le voci del parentame al piano di sotto.
Perchè ovunque io sia, prima o poi zappetto. (auto cit.)

Credo che i parenti fossero un po' agitati inizialmente per la mia presenza, ma con la mia nonchalance ed immensa simpatia li ho conquistati tutti (o stanno meditando di uccidermi nella notte, vedremo).
Per sembrare molto metropolitan ho affermato sicura che sto scrivendo un libro e questo sembra aver colpito particolarmente la zia di J. che ha iniziato a farmi domande pressanti sulla trama, sui personaggi e sullo stile al quale tenderei. Non sono mancate domande come"Ma uno stile alla Hemingway? Io adoro Hemingway. Ti piace Hemingway?"

Questi signori hanno due cani. Vista la moda del momento non è mancata una discussione che ha toccato addirittura Blondi, Fuchsl e Thomas Mann (circa "Cane e Padrone"). Il padre di J., fumando una sigaretta dopo l'altra, ha apprezzato il mio amore per Mann, e devo ammettere che in certi momenti sembrava di trovarsi in una casa degna de L'Ispettore Barnaby, il che mi ha notevolmente impressionata.

J. anche con i parenti è sempre gelido, ma in cucina, ed è un evento da segnalare, ha sorriso a sua madre. Strizza gli occhi come se fosse profondamente sotto stress, e notare i suoi punti deboli mi convince sempre di più di essere su una strada simile a quelle di Altdorf oggi pomeriggio: carina, ma scivolosa.

Due siti standard e un po' kitsch su Altdorf:
http://www.altdorf.ch/
http://www.altdorftourismus.ch/

mardi, mars 07, 2006

Come ti spiego Speer (I puntata)

Ovvero: come si fa il riassunto di una lettura su un messenger.
(Si ringrazia per la presenza Varg)










Varg:
Signorina Rattini
Mi parli della biografia di Speer
Dubh:
Oh dunque
Speer nasce in una famiglia borghese, da padre liberale e madre delusa da un trasferimento di città, poichè voleva continuare ad abitare a Magonza, così si dà alla vita di società.
Si atteggia da frivola e si dedica poco ad Albert, il quale cresce svogliato, apatico, poco incline agli studi.
Il padre è architetto, così, una volta capito che il figlio da solo avrebbe fatto poco, lo introduce al mondo dell'architettura e lo spedisce all'università berlinese dal professor Tessenow,
il quale vuole insegnare i tratti puliti e moderni di una nuova architettura, senza fronzoli.
Speer lo adora, e diventa a 23 anni suo assistente.
(Mi ricordassi così bene le cose che devo studiare...)
Varg:
Vada avanti
Dubh:
Durante il periodo universitario assiste per caso ad un comizio di Hitler e ne rimane folgorato
Varg:
(Si concentri)
Dubh:
E' importante dire che prima di allora Speer, anche se in Germania incalzava il nazionalsocialismo, se n'era sempre infischiato della politica, tanto che alcuni suoi compagni di corso lo trovavano altezzoso e distaccato.
Dopo il comizio invece, durante il quale vide un Hitler dapprima quasi imbarazzato per poi esplodere in una folgore dialettica quasi erotica, esce e vaga da solo per le strade, sconvolto.
E così...
E così...
Varg:
Che fa?
Dubh:
...
Ah sì
Si iscrive al partito, ma dirà "Non mi iscrivo al partito nazionalsocialista: mi iscrivo al partito di Adolf Hitler"
E giù applausi
(No, quelli no)
Varg:
Bene bene
Dubh:
Un dì, tra le varie conoscenze, Goebbels lo nota, e da lì inizia la gran carriera
Inizia a rimettere a posto le case di alcuni pezzi grossi, soprattutto quelle in campagna, che lui troverà appesantite, piene di cose inutili
Ma il momento clou sarà quando rinnoverà completamente la sede del partito, poichè gli sembrava un luogo non adatto ad un personaggio del calibro di Adolf
Dirà che quel luogo sembrava adatto ad un impiegato
Varg:
:D
Dubh:
Poi finalmente un giorno assiste quasi per caso al progetto per la radunata oceanica del primo maggio '33
così dice: "signori, qui le cose io le farei così e cosà"
e loro gli danno retta, dando il via ad una delle più impressionanti radunate mai viste.
Albert diventerà uno dei padri delle cattedrali di luce
Ma lui, furbo, le fece per non far vedere, a quel tipo di luce/ombra serale, la corpulenza dei militari e simili, troppo opulenti
Varg:
Siamo sicuri di questo?
Dubh:
Così dice il libro
O meglio:
non le cattedrali di luce
Varg:
A me sa tanto di stronzata buonista
Dubh:
Spiegò che era meglio farle verso sera, queste radunate, sia per quello che per creare maggiore impatto
Varg:
Ok, poi?
Dubh:
Poi si arriva al punto più bello: l'affezione di Hitler
Sapendo delle aspirazioni artistiche mediocri di Adolf i due iniziano a frequentarsi assiduamente, inizialmente per discutere i progetti, poi Speer entra definitivamente nella Adolf's cricca.
Passano molto tempo insieme, e anche quando Adolf non ha tempo per gli altri per lui lo trova sempre...
Sognano grandi cose, sdraiati sull'erba in montagna.
Che scena romantica.
:D
Varg:
:D
Dubh:
Naturalmente Speer ha avuto la botta di fortuna: la morte dell'architetto ufficiale di Hitler, Troost
Lì definitivamente è diventato il boss.
Poi che altro dire... diventava taciturno quando si parlava di cose brutte o si usavano mezzi bruti, però rimase molto attaccato a Adolf
Ed era l'unico al quale Adolf desse sempre ragione
Quando si dava a scenate isteriche Speer non era mai il soggetto di tali scenate, ma anzi, aveva un potere sedativo

Fine.

lundi, mars 06, 2006

Del riarredare una casa (vademecum)

Quando si vuole riarredare la propria casa è incredibile quanto si alzi la soglia di stress, perchè ci sono dei punti ben precisi da tenere a mente ma non sempre è facile evitare qualche tranello dell'immaginazione:

-Non buttare via tutto: a parte non potersi permettere di ricomprare ogni mobile e oggetto alcune cose, rivalorizzate nel modo giusto, sembrano nuove
-Evitare di tenere tutto: alcune cose sono obsolete, tendenti al marcio o sbeccate. E' tempo di cambiare. Aria!
-Basta poco: su uno sfondo base una sala diventa diversa cambiando colore dei cuscini e coperte del divano, del tappeto o delle tende. Provare per credere: noi avevamo una sala con colori tenui e un po' scialbi, abbiamo inserito dei tessuti rosso scuro e la sala è completamente cambiata
-Osare: questo punto si collega al precedente. Chi è abituato, per non esagerare, a distribuire solo colori base e tenui alla fine diventa tenue egli stesso. Aggiungete un po' di colore!
Noi stiamo facendo la cucina bianca e arancione con oggetti trasparenti e metallici, metteremo un bancone effetto alluminio e lo stile sarà lounge bar, con pareti vestite di locandine vintage. Non abbiamo intenzione di comprare nessun pensile ma anzi, ne abbiamo già disfatti due. Prima la cucina era sul blu scuro e noce (solo di tinta) con mobili alti, il tavolo era classico anni '70, alle pareti avevamo piatti veneziani sempre risalenti agli anni '70 e quadretti sparsi a caso. Ora si respira.

-Sfogliare delle riviste di arredamento: io ne ho lette negli ultimi tempi tantissime, credo di aver sfogliato tutte le testate presenti in Italia (e all'estero quelle distribuite). Alla fine, tra pile di riviste, torno sempre su Casaviva e sul catalogo Ikea.

Casaviva, a dispetto del nome che attira sicuramente casalinghe tristi e sognanti, è un'ottima rivista che propone soluzioni e idee a portata di mano. Peccato la pubblicità incombente, ma quella è onnipresente in tutte le riviste del genere, spesso anche la medesima.

Il catalogo Ikea è un must per chi come me ama le linee pulite, moderne, un po' minimaliste ma non esagerate. Inoltre le foto dimostrano disposizioni decenti, con inserti di vita vissuta. Non esistono case abitate del genere identiche, ma almeno si sforzano di inserire umani (anche belli, a volte), gatti, appunti scarabocchiati, colazioni lasciate a metà...
Nelle altre riviste tutto è lucido, freddo e disabitato, anche le case bellissime che dovrebbero essere di famosi progettisti spagnoli...(mi riferisco alla casa barcellonese di Pepe Cortes)

-Usare vecchi oggetti o mobili per altri scopi: per non buttare via tutto si può pensare di utilizzarli in modi diversi. Le doghe in legno di un vecchio letto ridipinte e tagliate in modo diverso diventano un appendino interessante, ad esempio...
-Come diceva sempre il vecchio Speer : "qui ci vuole luce, togliamo questi addobbi inutili".
Occhio quindi ai mobili alti, ai colori scuri e alla "disposizione corridoio" dove non è necessaria.
-Risparmiare: devo dire che dopo aver girato tanti mobilifici alla fine Ikea è il migliore per i prezzi e per lo stile. La soluzione ideale è trovare mobili base economici e poi valorizzarli con pochi oggetti di alto livello. In giro, soprattutto nel centro storico, ci sono dei negozi interessanti per l'oggettistica (anelo un tavolino stile Zanotta e prima o poi l'avrò, così come lo spremiagrumi di Starck).
E poi, anche se ve lo potete permettere vorreste spendere 3.950 euro per la libreria Shelf X di B&B Italia, 131 x 145h?
Sì?
Allora fuori da questo blog. O regalatemela.

dimanche, mars 05, 2006

Anybody seen ispector Colombo's wife?

Dal blog SloganMaker










Agency: Soria & Grey, Slovakai
Creative Director: Patrik Kmec
Art Director: Michal Gabriž
Copywriter: Vladimír Kurek, Peter Blaho

jeudi, mars 02, 2006

Oh why the hell should I stay awake?

Carrellate di immagini allucinate.
Il Mentelocale poco luminoso e molto alcolico.
La trasparenza.
"Vedi, se spezzi queste coppette il vetro, che prima era così bello e pulito, può tagliare. Ora fai finta che io sia questa coppetta..."
La fiammella nell'iride è tragicomica. Il futuro mi guarda perplesso, e io ricambio lo sguardo.
Dirti che sei completamente folle e arruffarti i capelli.
Va bene così.

mercredi, mars 01, 2006

Le abitanti delle cucine di campagna

C'è un tipo particolare di donna che in città si incontra difficilmente: quella della serie C.C.P.T., ovvero Cucina di Campagna Presine Teiera. Solitamente il suo identikit è questo: occhi chiari, capelli scuri di lunghezza media perennemente raccolti se non prima di andare a dormire, vestiti di pile, lana o cotone, un sorriso per tutti. Nei suoi occhi c'è il riflesso di una cucina di campagna sempre calda ed accogliente; ha le guance riscaldate dal vapore del tè, i peli di gatto sul cappotto e le pentole di rame appese sopra la stufa. E' bello incontrarla, trasmette un senso di adeguatezza, di calma interiore. Sembra non abbia mai sofferto e che sia stata preservata dallo smog, dalle metropolitane, dalla puzza della gente sull'autobus. Ha il suo orto, la sua terra, i suoi alberi, la sua isola in cucina. Quando si pensa a lei la si vede con una teiera fumante in mano, appoggiata al lavandino del suo piccolo regno in rame, legno e piastrelle.

Ma quando la notte poggia la testa sul cuscino, cosa sogna?

Noch Irving

Sembrava strano...ormai la frittata è fatta. Eh, Mr. Irving?

Irving torna a negare l'Olocausto
Alla Bbc esprime dubbi su ruolo Hitler (Tgcom)

Qualche giorno dopo aver affermato di aver cambiato opinione, lo storico negazionista David Irving, condannato il 20 febbraio a tre anni di prigione in Austria per le sue tesi sull'inesistenza dell'Olocausto, torna alle sue tesi iniziali. In un'intervista alla Bbc, dal carcere, dichiara che gli ebrei vanno ritenuti almeno in parte "responsabili di quello che è accaduto" e che ha ancora dubbi sul ruolo di Hitler.
Questo nuovo voltafaccia è documentato dalle sue dichiarazioni rilasciate all'emittente televisiva dalla cella di isolamento dove è tenuto 23 ore al giorno. Nell'intervista, lo storico ritiene che la funzione di Hitler nell'Olocausto resti "un grande punto di domanda" e che non sia esistita una politica di sterminio. Affermazione che spiega in questo modo: "Data la spietata efficienza dei tedeschi, se fosse esistito un programma di sterminio per uccidere tutti gli ebrei, come mai molti sono sopravvissuti?". Irving ricorda poi che all'arrivo dell'Armata rossa nel lager di Auschwitz "c'erano dai 7mila ai 10mila ebrei". E commento: "Non mi sembra un programma molto efficace". (continua)