Aneddoti e riflessioni nel quotidiano mio e del mio alter ego a:

Revolutionäre Gedanken und Design Innovationen
Schöneberger Straße 5
10963 Berlin

Eravamo , ora siamo qui.
I trasferimenti comportano scatoloni e disordine, ma anche nuove idee.

Wake up!
.Dubh.'s photos See .Dubh.'s photos!

Un gradito omaggio dal caro Tato

Un altro omaggio, sempre dal Tato

So stay awake
Why the hell should I stay awake?

I looked your wall
Saw that old passport photograph
I look like I've just jumped the Berlin Wall
Berlin I love you
I'm starting to fade...

The one who follows me

Bad Chic People
Albert Speer
A Chic wishlist
Cuffiette nuove per l'iPod
L' insalatiera trasparente Ikea
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vendredi, février 20, 2004

Spostiamo un attimo le paturnie lì nell'angolo (lì? ) e passiamo alle cose SERIE.
Parliamo di Settimo Cielo!
(sì, sono impazzita)
Per chi avesse la fortuna di non conoscere questo capolavoro: telefilm delle 15. La situazione è questa: famiglia composta da padre (pastore protestante), madre (casalinga) e..un momento...un figlio grande, un figlio medio, una figlia grande, una figlia media, una figlia piccola e due gemelli neonati. (!!!)
Analizziamo ora i personaggi.
Il padre - marito - pastore protestante - psicologo d'occasione: doppiato da uno di quelli che parlano nei documentari con enfasi dello spulciamento dei mandrilli, quest'uomo con occhi da cane bastonato mi lascia perplessa più di tutti. Vaga per la casa, analizzando giorno per giorno i membri della sua famiglia, predicando buoni princìpi (mi rifiuto di dire "moralismo americano" perchè 1° non voglio passare per antiamericana, 2° questo va molto OLTRE!) ma logorando pian piano tutti i parenti. Risultati visibili di questa rovina vagante umana chiarissimi sui figli.
La madre - moglie - casalinga: con un passato burrascoso, in ogni puntata ha un etto di borse in più sotto gli occhi. Perennemente allarmata, ansiosa e schizzata è l'insulsaggine fatta persona. Senza il marito si ritrova nel panico totale, non si sa gestire, piange ogni cinque minuti ma poi è sempre mammà, anche se i figli la usano come surrogato per la colazione.
I figli: qua la situazione si complica. Possiamo chiaramente dedurre che tutte le paturnie dei figli sono la conclusione più esaltante che si possa immaginare dell'educazione dei genitori. Il figlio maggiore è caduto in crisi amorosa della serie "pigiama 24h/24h - nutrimento di schifezze" e si è dimenticato del fratello minore (odioso biondino con le crisi dell'ometto), per poi concludere la puntata con sviolinamenti vari e riappacificazione dei due. La figlia più grande ha dei precedenti penali ma ha anche l'aria della "ragazza della porta accanto". Gioca a basket e quindi sembra quasi trasgressiva (ohibò!). Ma alla fine si rivela sempre saggia, fortunata e cocca di papà. (in fondo è anche la mia preferita in questa perla di serie). La sorella di mezzo vuole fare il meccanico o sbavare dietro ai ragazzi (non si è capito perchè non possa fare entrambe le cose), ha un'attacco d'isteria in ogni puntata (con sbattimento delle braccia enfatico sui fianchi) e non sopporta tutto il resto della famiglia (l'ho capito, io! Altro che famiglia unita!) D'altra parte la famiglia non la nota neanche, presa com'è tra gemelli neonati, nonni con l'Alzheimer (una cosa così seria oggi sono riusciti a farla diventare comicissima) e la figlia più piccola (rapita dalla famiglia di Noè, altro piccolo capolavoro televisivo) che cerca di dare fuoco al nonno. (no, voleva accendere il barbecue, ma ovviamente stava per andare a fuoco la casa e il nonno contemplava una bicicletta perso in ricordi d'infanzia mentre le bretelle quasi s'incenerivano)
Cosa posso aggiungere? Oggi a momenti mi strozzavo con il caffè dal ridere. Mai visto uno stereotipo familiare più divertente, ingegnoso, tragico e senza speranza di questo.

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Mentre tornavo a casa osservavo alcuni gabbiani che svolazzavano un po' mesti e ho sentito l'odore del fritto di mare. Genova prima del pomeriggio, prima della pennichella, dopo il pranzo. Quel silenzio e quel rimbombo del porto. Gli operai in pausa, un timido sole freddo che fa finta di essere al mare. Mi fa venire nostalgia di Nizza, ma non so se capirò mai questa città. Voglia di scriverlo a qualcuno, ma evitato per non essere troppo "chiante" e "pathethique". (se posso ancora rimediare)
Come dico sempre degli altri, dovrei "darmi all'ippica".

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Sfioro i livelli più sublimi del patetico, talvolta. Passano dei visi, certo, emozioni poco gradite, scritte che si ripetono all'infinito e non riescono a trovare una fine. Illusioni che poi non sono illusioni, ma sogni ad occhi aperti che poi non sono neppure questo. Violini che stridono (no, non stridono, coccolano l'aria) e continue contraddizioni.
Basta un giorno e ti cambia la vita? No, però ti cambia almeno alcuni giorni a venire, non c'è dubbio. Il groppo che sale e poi torna giù, ricordo sbiadito eppure così costante. In più sembro depressa e non lo sono. No, non è vero. Sono depressa ma faccio finta di non esserlo, e odio che mi si trovi depressa. Più patetico di così. . .
Non basta calpestare la coda del gatto perchè si è distratti, non basta sentirsi stupidi più del solito, non basta neppure non riuscire più a scrivere una riga che ne valga mezza. Più che altro un periodo di esercizi di stile, ossessionata, come uno scrittore maledetto, ma con qualcosa di schifosamente dolciastro da qualche parte, dentro di me. (dev'essere il vasetto di miele sottovuoto)
La voglia di voler bene (sì, ma a chi? a chi non ne vuole da me, sarebbe troppo facile), la voglia di aprire la finestra e dire "hola! vi prego, ditemi dove devo andare, che ho perso la cartina!". La voglia di prendere e andare via, via, via (scivola...scivola, vai via).
Parole vacue, in fondo. Sembro patetica e lo sono. Sembro ripetitiva e, oh sacripante, se lo sono.
...mais putain qu'est ce qu'elle est chiante!

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