Aneddoti e riflessioni nel quotidiano mio e del mio alter ego a:

Revolutionäre Gedanken und Design Innovationen
Schöneberger Straße 5
10963 Berlin

Eravamo , ora siamo qui.
I trasferimenti comportano scatoloni e disordine, ma anche nuove idee.

Wake up!
.Dubh.'s photos See .Dubh.'s photos!

Un gradito omaggio dal caro Tato

Un altro omaggio, sempre dal Tato

So stay awake
Why the hell should I stay awake?

I looked your wall
Saw that old passport photograph
I look like I've just jumped the Berlin Wall
Berlin I love you
I'm starting to fade...

The one who follows me

Bad Chic People
Albert Speer
A Chic wishlist
Cuffiette nuove per l'iPod
L' insalatiera trasparente Ikea
Lo spremiagrumi di P. Starck



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Questo blog è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons. Non credo serva a molto e dubito che a qualcuno interessi scopiazzare i miei posts, ma non si sa mai, c'è gente strana in giro.

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Content © Dubh

samedi, août 27, 2005

Scrivo con l'intenzione di fare un post semplicemente standard e lungo, di quelli che leggereste sulle pagine di qualche blogstar annuendo interessati. Ecco, io vi scrivo con una tastiera nuova (pagata 19 euro) e mi devo ancora abituare, perchè ha tasti più moderni, che fanno meno rumore, e di un altro colore (nero) rispetto alla tastiera precedente (grigio topo).
Scrivere non è mai stato così difficile, in più ho ancora le braccia tremolanti a causa dei miei soliti blitz alla Coop, certo non nuovi per chi mi segue dai tempi di Splinder.

Ma facciamo un po' di ordine. Siamo al termine di un agosto piovoso, i fratelli Gallagher cantano "I lost my faith in the summertime cos it don't stop raining" mentre io avrei detto il contrario: sono stata colta da una nostalgia bizzarra per i docks londinesi sotto la pioggia, proprio mentre scopro che Brett Anderson è un invito violento e criminale a diventare una fan isterica di 13 anni.

Per ora comunque ci si accontenta di una Genova malata e grigia, diventata la Santa Fe de Bogotá d'Italia con la più alta concentrazione di criminalità proprio nel mio quartiere (o almeno così mi sembra). Se una volta il centro storico era appunto storicamente il centro dei ceffi, ora quel pezzo di mondo chiamato Dinegro¹ è diventato il club per eccellenza di rozzi buzzurri, lepeghi, zozzoni e compagnia bella. Inutile aggiungere che il quartier generale di tali individui è proprio il Terminal Traghetti/Coop, dove vado a fare spesso la spesa io.

In questo luogo di perdizione all'entrata troverete gruppetti sparsi di uomini che fischiano dietro
a chiunque, fanno commenti ben poco da gentlemen a tutte le ragazze/donne che passano sotto i loro occhi (inclusa me e una che era il doppio di me fasciata in osceni pantaloni azzurri) e fanno gli agguati a chi va a fare un bancomat. Tutto ciò ovviamente lo notano solo gli indigeni, mentre i turisti che aspettano il traghetto vagano sorridenti e si piazzano, camminando al rallentatore, davanti a chi è schiacciato dai borsoni della spesa (vedi: io). Notare come preferibilmente siano famiglie di quattro/cinque membri, con madre e figlia con lo stesso colore di maglietta e padre occhialuto con maglietta a strisce.

In preparazione al ritorno di mamele oggi quindi mi è toccata questa superspesa: l'aftercassa² è stato riempito da pensieri di morte degni del migliore Woody Allen, mentre:
-una tardona (abbronzata/tinta di biondo/con canottiera bianca) con figliola passa smanettando e mostrando al mondo gli strappi - out da vent'anni- dei jeans sul fondoschiena
-un bambino (a momenti pronto per il militare, ma pur sempre un bambino) urla e piange³
-il guardiano beve un caffè guardando male me
-una madre e figlia della famigliola standard turista descritta sopra sculettano in sintonia con t-shirt uguale arancione.

Una volta uscita da questo luogo di divertimento sento che la mia vita è agli sgoccioli, poichè tra
zaino e borse credo si trattasse di una trentina di chili se non di più. Piove sui miei occhiali. Il marciapiede è così pulito che devo camminare a zig-zag.
Giungo al semaforo sbuffando, probabilmente viola in faccia e con un dolore lancinante alla schiena, quando vedo un furgoncino VW.

Inchiniamoci.

Un raggio di sole immaginario si posa sul mio sguardo.
E' un magnifico VW rosso, perfetto, con alla guida un signore che probabilmente è lo stesso che pochi giorni fa ho visto in giro con la maglietta "Brian Wilson - Smile".
E per un attimo, per un meraviglioso attimo, tutto il resto non esiste più.
Ma come tutte le cose belle, anche questo momento deve finire, e scatta il verde.
Arrivederci, piccolo, splendente VW.

Arrivata alla piattaforma del fatidico bus 340 si notano:
-tutte le bande stile Bronx anni '80 che passano senza guardare in faccia nessuno e con le "braghe" praticamente calate
-un vecchietto piegato in due, secco e col giornale in mano. Se continuo a portare questi pesi
diventerò anch'io così, ma a trent'anni. (Pure secca, se è vero quanto mi venne profetizzato, ovvero che a ventiquattro anni diventerò magretta)
-una macchina posteggiata ha la targa che io leggo subito come "620 mega bytes" invece di 620 MB (segno che dovrei stare meno al computer)
-un nerd sputato, un po' in là con gli anni (come va, compare?)

Chiusa la parentesi pietosa sul fantastico mondo della spesa. Torniamo a noi.

Grazie al forum di OndaRock nelle ultime due settimane ho riscoperto il piacere di ascoltare musica in modo un po' più approfondito. Ultimamente ero fossilizzata su pochi gruppi e non avevo voglia di scoprire nuovi nomi o, meglio, di dare più credito a nomi conosciuti e rispettati (da me, s'intende). Così ora il mio piccolo iPod, prima un po' in crisi, sta per finire lo spazio disponibile, e mi troverò costretta a togliere qualcuno.

Ora quando cammino per le strade genovesi posso accompagnarmi con Suede, Supergrass, The Van Pelt, Pulp, Adorable e compagnia bella (trovate l'elenco qui a destra, più o meno). Insomma, alla fine sin dai tempi dei Kula Shaker sono stata una brit-poppettara con parentesi di altro genere, c'è poco da fare. In più segnalo a chi non li conoscesse i piemontesi Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo: forse a tratti sono un po' intellettualoidi e in ogni caso per niente britpop, ma molto indicati per questo autunno alle porte.

Bene. Ci si prepara per tornare on the road, tra citazioni come "Adoro il mio pavimento!" e un piccolo training autogeno che mi farà superare brillantemente l'inverno.

Credits di fine agosto:
grazie a Papalla per la cartolina che mi ha fatto sorridere di cuore
grazie alla Pittu (Amèlie) per avermi sopportata quando le strillavo sul muso perchè giocava con la mia pelle
grazie a Jaja che mi ha supportata nel momento tragico di ieri sui diritti d'autore
grazie a Supernova per le belle ore passate insieme mercoledì
grazie a Cla e a Bilba per il sostegno perpetuo
grazie allo zio Gil perchè mi ha ricordato che possono esistere anche le note in un post
grazie a me stessa, perchè in fondo mi intrattengo bene

Note:
¹tra Principe e Sampierdarena, per chi conosce un pochino la città. In foto: Dinegro d'altri tempi, ma non è cambiata molto
²dopo la cassa mi poggio sempre sul tavolo a disposizione per infilare il tutto in zaino e borsoni, quando non ci è seduto sopra qualche bambino
³naturalmente seduto sul tavolo di cui sopra

mercredi, août 17, 2005

Mattinata psichedelica - la vera storia

Posta
notte insonne
gay musicista di mezza età con foulard bianco e capelli tinti di nero
lui: ma c'ero io
dubh: il numero? il biglietto?
lui: io di notte lavoro, mica come voi, per una volta al mese che esco la mattina dovreste capirmi
dubh: oh beh, io non ho proprio dormito
lui: ma che stronza
dubh: bah
lui: sì sì, una stronza lesbica (indica la spillina arcobaleno sulla mia borsa)
la donnina del banco della posta ridacchia, poi si tira un po' di più la maglietta per coprire il seno
dubh: ma smettila, avevo l'a010, è il mio turno, non sono io che lo dico, è il biglietto
lui (ribadisce): sì, ma io sono un musicista
dubh: e quindi?
lui: lavoro di notte, potreste anche capire, voi lavorate di giorno, io no
dubh: io veramente non tocco letto da due giorni
lui: eh, ora
dubh: sì, e il biglietto è mio, ho seguito il numero
il musicista ha una borsa di "no martini, no party" arancione

Strada
vedo gli oggetti e le auto per strada e tutto mi sembra incluso in due parentesi quadre bianche, come nel gioco Deus Ex
d'altra parte dopo ore di tale gioco credo sia normale
l'importante è non prendere a colpi di piede di porco gli alleati
gli alleati nel gioco hanno il mirino verde
i nemici quello rosso
nel gioco puoi uccidere gli alleati per divertimento, però poi i capi della tua federazione fanno rapporto
ma questa è una realtà da ventenne insonne
forse ho bisogno di dormire.

Coop traghetti
troppa gente già alle 9 am
valigioni, borsoni, ruote e bambini
l'erboristeria per l'hennè chiusa, accidenti, ma d'altra parte in quel negozio le donnine non sanno nulla di hennè di sicuro, devo andare dalla mia guru
poca gente alla coop supermercato
tutti alla macchinetta del caffè
ancora aria pulita del mattino
spesa priva di zuccheri
tè, yoghurt, pepsi- tutto light
pane integrale frutta e verdura
che noia
cassiere che hanno più sonno di me
dopo aver lasciato il carrello un uomo brutto ma non lepego:
"bella trombata"mi dice passando
ma che volgarità,
mi dico io

Capolinea 340
mi si impallano gli occhi sul marciapiede già luminoso
le megere salgono con me sul pullmino
"ciao bella", dicono ironiche
"salve", rispondo laconica
durante il viaggio una che fa la giovincella ma avrà 70 anni mi chiede il posto
poi si redime vedendo lo zaino pieno di bottiglie e borsone

Casa
finalmente
apro la porta di casa con una borsa in testa
la pittu mi accoglie
grazie pittu
e ora, forse,
dovrei dormire un po'.

(scritto apposta senza correzioni o aggiunte, voglio vedere quando sarò più sveglia cosa sono in grado di scrivere sotto delirio da insonnia prolungata)

vendredi, août 12, 2005

Perché suor Margaret non avrebbe dovuto morire.
Ed invece sotto quei portici riposa stesa, perché l’hanno ammazzata.
“Porterebbe vergogna nella nostra Santa Casa”.
E quindi suor Margaret è morta.
Ma padre Johnwest non riusce ad accettare quest’omicidio.
L’ha commesso lui, col tacito accordo degli altri.
“Suor Margaret non può continuare così”
A quella debolezza una cura c’era, ma era troppo impegnativa.
Meglio rimediare subito.
Così padre Johnwest ora guarda il cadavere di suor Margaret.
Non una lacrima.
Lui è un uomo di Dio, non piange certo per un’anima defunta.
“Portate il corpo dentro la tomba della Santa Casa”.
Suor Margaret ha gli occhi chiusi, ormai è altrove.
“Beata lei”, pensa Ed mentre solleva la barella.

La tomba della Santa Casa è soprattutto grigia.
All’interno qualche targa commemorativa.
Un tavolino da pic-nic.
Una sedia bianca con lo schienale di tela.
Padre Johnwest guarda Ed portare la salma di suor Margaret all’interno della tomba.
“Dov’è l’acquasanta?”
E trova un misurino, un po' sporco, nel quale versa l’acquasanta.
Quella poca rimasta dentro la bottiglietta.
Vicino ad essa un’altra bottiglietta, più grande e piatta.
Nera come l’inchiostro.
Ecco cosa beveva suor Margaret.
Padre Johnwest entra nella tomba della Santa Casa.
Suor Margaret è stesa in un angolo, sembra stia dormendo dopo una lunga giornata di lavoro.
C’è odore di pulito.
Ah, la fine di tutto, all’aroma di polvere.

Padre Johnwest si siede davanti al tavolino.
Butta il misurino con l’acquasanta dentro una conca appesa ad una delle targhe.
“Non c’è niente di più sincero di un buon bicchiere in compagnia”
Stappa la bottiglietta nera.
L’odore dell’alcool arriva beffardo alle sue narici.
Così vivo!
Toglie un po’ di polvere dalla bottiglietta.
Beve un sorso.
Inizia a parlare.
Racconta a suor Margaret tutte le paure e le ansie della sua lunga e tristissima vita.
Beve ancora.
Piange.
Beve.
Parla.
Piange.
Parla.
Beve.
Piange.
E suor Margaret lo ascolta paziente.

lundi, août 01, 2005


"Finì tutto quella notte in albergo, quando nulla accadde perché non avrebbe più potuto rivelarsi. Vi ho amata per tutti questi lunghi, dolorosi anni. Mesi e giorni di terribile strazio senza versare una lacrima; solo una lunghissima, interminabile fitta al cuore e lo stomaco serrato perché vi avevo perduta per sempre. E voi, tenera giovane, siete tornata, come un giglio in un giorno di sole.
Sbocciata in un sorriso estivo mi avete parlato degli uomini che vi hanno fatta innamorare, dei vostri progetti, del vostro futuro. Muovevate l’ombrellino dentro il bicchiere in modo distratto. E io sorridevo con voi, mentre nell’animo qualcuno piangeva, ricordando pomeriggi di pioggia dentro luoghi macilenti e mattinate invernali illuminate dai vostri occhi, sempre così tristi.
Qual era l’enigma dietro le vostre pupille?

E’ così piccola quella figura in un angolo buio, illuminata solo da un lampione acceso in strada.
Tiro giù la tenda.
Odore di polvere.

Poggio le mani sulla cartellina dove ho riposto i vostri disegni.
L’avete disegnata come io l’avevo immaginata.
Piccolo miracolo delle nostre piccole menti contorte.

Le vostre unghie ogni tanto le riconosco sulle mani di donne estranee, sugli autobus, in un supermercato, ad un concerto.

Il vostro profumo è ovunque. Mi regalarono lo stesso profumo un anno dopo. Volevo scagliarlo contro di voi, ma voi non eravate lì.
Andrete per il mondo ancora a lungo, mentre qui per anni mi sono rigirata insonne in un buio nel quale mostri immaginari mi urlavano in faccia il mio fallimento.

Io vi lascio questa maledizione: non saprete mai di essere stata amata così, senza condizioni, con l’angoscia nel cuore".

E ora, regalatemi il silenzio.